Quante forme di intelligenza esistono? Sono tante le definizioni che diamo alla parola intelligenza e mai come in questo periodo chiunque si chiede quanto la AI possa mai diventare qualcosa di assimilabile ad essa.
Ci sono tanti tasselli della nostra evoluzione che hanno segnato in modo profondo il nostro essere umani, alcuni li condividiamo con gli altri mammiferi, altri con i primati, altri sono soltanto nostri (o credevamo che lo fossero, come creare e usare degli utensili).
Due delle tappe di cui sento parlare troppo poco, nel mio settore soprattutto, sono la cura del prossimo e i riti funebri. Trovo sempre esempi della nascita della scrittura, dell’inizio dell’agricoltura, delle prime città, ma sono tappe successive di un percorso lunghissimo.
Ritrovare uno scheletro con un osso della gamba / zampa “guarito” è un immenso segno di evoluzione sociale, di un branco. Vuol dire che ci si è preso cura di un malato per tutto il tempo della sua guarigione. Lo si è protetto, sfamato, accudito anche quando era un peso e un rischio. Lo diamo per scontato come umano, invece lo si è studiato in altri branchi.
La nascita della spiritualità, della voglia di conoscenza delle proprie origini, delle risposte sul dopo, sono invece legate al rito funebre. Al non abbandonare il defunto sul terreno alla mercè di altri animali. Di onorare la sua vita e il suo ricordo, di preservarlo.
I modi sono stati diversi, dal cannibalismo alla tumulazione sotto la casa dei parenti, ma è il perché che guida la ricerca. Cosa è scattato dentro di noi per farci pensare “e adesso?” davanti a un corpo inerme.
Cosa accade dopo? È davvero tutto qui? Perché?
Quante forme di intelligenza esistono e quanto sono legate alla nostra parte biologica? Potremo mai comprenderle per insegnarle a una macchina o le AI ne creeranno forme tutte loro dovute alla loro natura? Con i loro relativi bias.