Una delle prime domande che sorgono quando si inizia qualunque nuovo progetto è: qual è il contesto? Un modello di AI è sempre accompagnato da un contesto operativo, ma non soltanto. Il contesto stesso dei dati utilizzati, lo scopo e i risultati che si vogliono ottenere sono figli del contesto.
Quando impariamo a parlare lo facciamo ascoltando parlare gli altri (c0n i feedback: giusto / sbagliato di chi ci sta vicin0). Pian piano aggiungiamo significati alle parole in base ai nostri sensi, alle persone coinvolte, al tono della voce, alle espressioni e alle gestualità. Una Intelligenza Artificiale che si occupa di Natural Language Processing (NLP) deve basarsi soltanto sulle parole che le vengono fornite. Per la macchina non c’è differenza tra una parola e un’altra, non c’è significato semantico o figurato o metaforico. Non c’è l’associazione con un oggetto o un luogo o un colore. Solo caratteri.
Come è quindi possibile che riesca a comprendere di chi e di cosa si stia parlando? Il sentimento della conversazione per singola frase o soggetto? È qui che il nostro contesto entra in gioco. Dare dei confini definiti alla nostra AI: esempi e feedback. Se per esempio stiamo analizzando dei testi provenienti da un contesto bancario avremo fornito un dizionario di base con le parole del campo finanziario e con i nomi dei prodotti e dei servizi della banca stessa. La formazione delle frasi, la presenza di verbi e parole, la loro disposizione.
Questo dizionario sarà diverso da quello del settore medicale. La specializzazione di una AI le permette di essere più precisa e più puntuale nel comprendere le sfumature, ma la renderà peggiore negli altri contesti che non siano il suo. La AI potrà sempre fare degli errori per noi incomprensibili per la loro stupidità e illogicità, ma sarà premura del Data Scientist verificare le cause e modificare dataset e training per migliorare.
Un caso particolare, accaduto a mio figlio nei giorni scorsi, si è verificato facendo impazzire, per gioco, Siri. Fermi al semaforo continuava a chiedere di riconoscere le frasi famose dei personaggi sia TV che dei videogiochi. A un certo punto, tra le diverse domande, ha chiesto: — In quale gioco si dice… Oggi è un buon giorno per morire?
— No, non lo è mai! — ha risposto Siri con voce dolce e ha aggiunto — Hai bisogno che chiami qualcuno di fiducia? Posso chiamare i soccorsi?
— No, va tutto bene. — ha risposto Flavio un po’ preoccupato.
— Ok, ma io sono qui se serve aiuto.
È evidente l’errore di contesto di entrambi. Per Flavio, era solo un gioco, ma ha usato parole pericolose. Per Siri, era un situazione di potenziale pericolo e ha ignorato il contesto della domanda.
Non diamo mai per scontato che quello che diciamo venga compreso perfettamente dal nostro interlocutore e viceversa. Come quando il mio vecchio T9 continuava a correggere la parola asciugamano in asciuganano (ecco, in questo caso chiedere il contesto mi spaventa un po’).